A Benevagienna a spasso tra le rovine romane
>> venerdì 25 luglio 2014
Bene Vagienna, il cui antico nome è Augusta Bagiennorum, e l'adiacente riserva naturale, si trovano nell'area ai piedi delle Alpi Marittime, nell'alta pianura cuneese, fra la zona di sbocco vallivo del Fiume Stura di Demonte e Tanaro e la loro confluenza. Citata da Plinio tra i "nobilissima oppida" della Liguria, venne fondata dall’ imperatore Augusto probabilmente verso la fine del I sec. a.C., all’ incirca nello stesso periodo di Augusta Taurinorum (Torino) e Augusta Praetoria (Aosta), a sancire la definitiva romanizzazione del territorio occidentale della Cispadana e le alleanze con i Bagienni o Vagienni, antica popolazione locale di stirpe ligure. Un piccolo gioiello in provincia di Cuneo da visitare nell'ambito di un rilassante week end o soggiorno nella campagna cuneese, usufruendo dell'ospitalità in B&B dell'Associazione Val B&B: fra i B&B associati segnaliamo Vigna e Milonga, che si trova appunto a Benevagienna - frazione Isola.
L'Area della Riserva archeologica, immersa in un paesaggio intensamente coltivato, ospita specie animali e floristiche tutto sommato comuni ma che ben documentano le svariate risorse (pesca, caccia e prodotti del bosco) di cui potevano disporre gli abitanti della città romana e mettono in evidenza la cornice naturale in cui era collocata.
L'ambiente appare nel suo insieme ancora poco disturbato, soprattutto nella ricca e varia vegetazione che fa da cornice al in un paesaggio suggestivo. Lungo le rive del torrente Mondalavia vi sono alcuni ambienti a saliceto, sotto le cui fronde vivono specie che esigono terreni costantemente impregnati d'acqua come la salcerella, il giaggiolo acquatico, l'erba-sega e dove hanno trovato rifugio una specie tipicamente montana come la calta palustre e una specie a scarsa diffusione come la festuca gigante. La fauna superiore è rappresentata da volpi, lepri, scoiattoli, ghiri, moscardini, donnole, faine, tassi mentre fra gli uccelli vanno segnalati il germano reale, la poiana e altri rapaci diurni e notturni.
L'ambiente appare nel suo insieme ancora poco disturbato, soprattutto nella ricca e varia vegetazione che fa da cornice al in un paesaggio suggestivo. Lungo le rive del torrente Mondalavia vi sono alcuni ambienti a saliceto, sotto le cui fronde vivono specie che esigono terreni costantemente impregnati d'acqua come la salcerella, il giaggiolo acquatico, l'erba-sega e dove hanno trovato rifugio una specie tipicamente montana come la calta palustre e una specie a scarsa diffusione come la festuca gigante. La fauna superiore è rappresentata da volpi, lepri, scoiattoli, ghiri, moscardini, donnole, faine, tassi mentre fra gli uccelli vanno segnalati il germano reale, la poiana e altri rapaci diurni e notturni.
A circa due chilometri dall’abitato attuale di Bene Vagienna si trovano i resti dell’ antica città romana di Augusta Bagiennorum, sorta su un’area fertile e pianeggiante detta Piana della Roncaglia, attualmente zona agricola, delimitata a sud/est dalla valle del torrente Mondalavia, affluente del Tanaro, e, a nord/ovest, dalle colline che la separano dalla valle della Stura di Demonte. Sottoposta a tutela archeologica fin dal 1933, dal 1993 è diventata anche Riserva Naturale Speciale. La posizione geografica particolarmente felice nell’ambito della media valle del Tanaro, fece di Augusta Bagiennorum un importante insediamento nel sistema di urbanizzazione e di sfruttamento agricolo del Piemonte meridionale da parte dei Romani.
Della città antica, costruita dai Romani ex-novo e non su un precedente insediamento preromano, sono noti a grandi linee l’impianto urbano con gli assi viari e i principali monumenti pubblici e privati, tra cui terme, resti di abitazioni e parte del Foro, grazie alle esplorazioni archeologiche che compirono due studiosi benesi, Assandria e Vacchetta, tra la fine dell’ 800 e gli inizi del ‘900, affittando i terreni dai proprietari e poi reinterrando le strutture messe in luce. Essi identificarono anche le torri quadrate che segnavano le porte d’ingresso e gli angoli del perimetro della città, risultata priva di una vera e propria cinta muraria, e delimitarono l’estensione dell’area urbana (ca 1 kmq), probabilmente circondata da un semplice vallum o fossato su tre lati e dalla ripa scoscesa del Mondalavia verso sud/est.
Oggi sono visibili i resti di alcuni edifici a carattere pubblico: il Teatro che, insieme al retrostante quadriportico al centro del quale si colloca il basamento di un tempio, dedicato ad una divinità ancora ignota, forse Bacco per la sua connessione con il vicino edificio teatrale, occupa il settore della città a sud/est del foro e costituisce l’area archeologica visitabile di proprietà demaniale. Al di sopra del tempio, conservato a livello delle fondazioni, fu edificata una piccola Basilica cristiana della quale si possono riconoscere i muri perimetrali con l’ abside maggiore tra due minori, le cui fasi costruttive sono riconducibili ad epoca paleocristiana (V-VI sec. d.C.) ed altomedievale (VII-VIII d.C.). Nei terreni prospicienti l’area archeologica, al di là della strada comunale della Roncaglia, sono conservate alcune strutture pertinenti ad abitazioni o forse officine, costituite da una serie di ambienti articolati intorno ad un cortile centrale, taluni con resti di pavimentazione in opus signinum, e con canalette e scarichi di fornace che confermano il carattere residenziale ed artigianale del complesso databile alla prima età imperiale (I-II sec. d.C.).
Del resto della città romana si colgono ancora, lungo il percorso archeologico attuale che inizia dalla cappella di San Pietro e si snoda attraverso una stradella moderna, in parte identificabile con l’ antico Decumano Massimo, alcuni monumenti, solo parzialmente ricoperti dal terreno agricolo.
Recenti scavi effettuati dalla Soprintendenza nel settore a sud del tempio, sul lato aperto verso il Foro, hanno riportato in luce l’altare, anch’esso costruito in ciottoli legati da malta, e le fasi di spoliazione del monumento, occupato in età medievale da nuclei di sepolture ad inumazione in fossa terragna, prive di corredo. Più nulla invece, è visibile del Foro, di forma rettangolare e pavimentato, chiuso su due lati da portici con ambienti retrostanti decorati e intonacati, forse botteghe, e su quello opposto al tempio da una Basilica Civile a tre navate. Nuovi dati sono emersi, infine, a proposito dell’ Anfiteatro, posto fuori dalla città e riconoscibile per l’ andamento ellittico del terrapieno a lato della strada della Roncaglia, in prossimità della Cascina Ellena, mentre l’arena corrisponde ad una depressione, anch’ essa di forma ellittica, ancora oggi coltivata.
Il monumento, già esplorato da Assandria e Vacchetta che ne avevano restituito in parte lo sviluppo planimetrico, è oggetto di un’indagine archeologica tuttora in corso, finalizzata ad un progetto più ampio di valorizzazione dell’ antico sito di Augusta Bagiennorum.
Nel centro storico di Bene Vagienna, il settecentesco Palazzo Lucerna di Rorà ospita il Museo Civico Archeologico, attualmente in corso di riallestimaneto. Al primo piano, cui si accede salendo un ampio scalone che la tradizione dice disegnato da Filippo Juvarra, è situata la Sala Assandria, già allestita agli inizi del Novecento da Assandria e Vacchetta per ospitare i reperti provenienti dagli scavi di Augusta Bagiennorum. Vi sono murati gli stipiti in marmo di due delle tre porte che decoravano la scena del teatro, oltre a frammenti architettonici in marmo e stucco (cornici, capitelli, ecc.), antefisse in terracotta, epigrafi e laterizi con bollo provenienti da vari edifici della città antica. Al centro, una grande vetrina conserva i corredi delle sepolture rinvenute nella necropoli meridionale (I sec. d.C.), ceramica fine (Terra sigillata) e di uso comune, vetri, lucerne, utensili ed oggetti di ornamento (fibule, anelli, appliques) in bronzo, monete, oltre ad alcune teste in marmo, tra cui un’ ermetta di Sileno e statuette in bronzo di piccole dimensioni (Mercurio nell’ iconografia sia stante sia seduto, una pantera e un pavone). La stanza accanto, dovrebbe essere destinata alla storia degli scavi ed alla ricostruzione delle figure di Assandria e Vacchetta anche attraverso documenti di archivio. Al piano terreno, una manica con tre sale sarà dedicata al territorio ed alla città, vista attraverso i monumenti pubblici meglio conosciuti (teatro, anfiteatro, tempio) e i documenti della vita quotidiana (anfore, ceramica, suppellettile di vario genere)...
Della città antica, costruita dai Romani ex-novo e non su un precedente insediamento preromano, sono noti a grandi linee l’impianto urbano con gli assi viari e i principali monumenti pubblici e privati, tra cui terme, resti di abitazioni e parte del Foro, grazie alle esplorazioni archeologiche che compirono due studiosi benesi, Assandria e Vacchetta, tra la fine dell’ 800 e gli inizi del ‘900, affittando i terreni dai proprietari e poi reinterrando le strutture messe in luce. Essi identificarono anche le torri quadrate che segnavano le porte d’ingresso e gli angoli del perimetro della città, risultata priva di una vera e propria cinta muraria, e delimitarono l’estensione dell’area urbana (ca 1 kmq), probabilmente circondata da un semplice vallum o fossato su tre lati e dalla ripa scoscesa del Mondalavia verso sud/est.
Oggi sono visibili i resti di alcuni edifici a carattere pubblico: il Teatro che, insieme al retrostante quadriportico al centro del quale si colloca il basamento di un tempio, dedicato ad una divinità ancora ignota, forse Bacco per la sua connessione con il vicino edificio teatrale, occupa il settore della città a sud/est del foro e costituisce l’area archeologica visitabile di proprietà demaniale. Al di sopra del tempio, conservato a livello delle fondazioni, fu edificata una piccola Basilica cristiana della quale si possono riconoscere i muri perimetrali con l’ abside maggiore tra due minori, le cui fasi costruttive sono riconducibili ad epoca paleocristiana (V-VI sec. d.C.) ed altomedievale (VII-VIII d.C.). Nei terreni prospicienti l’area archeologica, al di là della strada comunale della Roncaglia, sono conservate alcune strutture pertinenti ad abitazioni o forse officine, costituite da una serie di ambienti articolati intorno ad un cortile centrale, taluni con resti di pavimentazione in opus signinum, e con canalette e scarichi di fornace che confermano il carattere residenziale ed artigianale del complesso databile alla prima età imperiale (I-II sec. d.C.).
Del resto della città romana si colgono ancora, lungo il percorso archeologico attuale che inizia dalla cappella di San Pietro e si snoda attraverso una stradella moderna, in parte identificabile con l’ antico Decumano Massimo, alcuni monumenti, solo parzialmente ricoperti dal terreno agricolo.
Recenti scavi effettuati dalla Soprintendenza nel settore a sud del tempio, sul lato aperto verso il Foro, hanno riportato in luce l’altare, anch’esso costruito in ciottoli legati da malta, e le fasi di spoliazione del monumento, occupato in età medievale da nuclei di sepolture ad inumazione in fossa terragna, prive di corredo. Più nulla invece, è visibile del Foro, di forma rettangolare e pavimentato, chiuso su due lati da portici con ambienti retrostanti decorati e intonacati, forse botteghe, e su quello opposto al tempio da una Basilica Civile a tre navate. Nuovi dati sono emersi, infine, a proposito dell’ Anfiteatro, posto fuori dalla città e riconoscibile per l’ andamento ellittico del terrapieno a lato della strada della Roncaglia, in prossimità della Cascina Ellena, mentre l’arena corrisponde ad una depressione, anch’ essa di forma ellittica, ancora oggi coltivata.
Il monumento, già esplorato da Assandria e Vacchetta che ne avevano restituito in parte lo sviluppo planimetrico, è oggetto di un’indagine archeologica tuttora in corso, finalizzata ad un progetto più ampio di valorizzazione dell’ antico sito di Augusta Bagiennorum.
Nel centro storico di Bene Vagienna, il settecentesco Palazzo Lucerna di Rorà ospita il Museo Civico Archeologico, attualmente in corso di riallestimaneto. Al primo piano, cui si accede salendo un ampio scalone che la tradizione dice disegnato da Filippo Juvarra, è situata la Sala Assandria, già allestita agli inizi del Novecento da Assandria e Vacchetta per ospitare i reperti provenienti dagli scavi di Augusta Bagiennorum. Vi sono murati gli stipiti in marmo di due delle tre porte che decoravano la scena del teatro, oltre a frammenti architettonici in marmo e stucco (cornici, capitelli, ecc.), antefisse in terracotta, epigrafi e laterizi con bollo provenienti da vari edifici della città antica. Al centro, una grande vetrina conserva i corredi delle sepolture rinvenute nella necropoli meridionale (I sec. d.C.), ceramica fine (Terra sigillata) e di uso comune, vetri, lucerne, utensili ed oggetti di ornamento (fibule, anelli, appliques) in bronzo, monete, oltre ad alcune teste in marmo, tra cui un’ ermetta di Sileno e statuette in bronzo di piccole dimensioni (Mercurio nell’ iconografia sia stante sia seduto, una pantera e un pavone). La stanza accanto, dovrebbe essere destinata alla storia degli scavi ed alla ricostruzione delle figure di Assandria e Vacchetta anche attraverso documenti di archivio. Al piano terreno, una manica con tre sale sarà dedicata al territorio ed alla città, vista attraverso i monumenti pubblici meglio conosciuti (teatro, anfiteatro, tempio) e i documenti della vita quotidiana (anfore, ceramica, suppellettile di vario genere)...
Segnaliamo inoltre che il 31 agosto, il 14 settembre e il 30 novembre a Benevagienna si svolge "AUGUSTA ANTIQUARIA", momento di incontro e scambio fra collezionisti, antiquari e trovarobe.
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